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lunedì 28 novembre 2011

Figure retoriche (e da deficiente)

Ho sempre creduto fosse un modo di dire, una figura retorica.

Invece no.
Gli sfigati che scendono dall'auto brandendo un cric esistono davvero.
(Al semaforo, non in corsia d'emergenza).
Il cric della Fiat 500 (quella di una volta)

venerdì 25 novembre 2011

Regalo di Natale (e di Silvio e di Mario)

Bene, l'acconto Irpef per i redditi 2010 lo si pagherà con lo sconto. 82% invece del 99%.

Nel senso che dopo avere pagato a giugno (o anche dopo, rateando e aggiungendoci qualche spicciolo di interessi) il 40% del 99% di quanto versato all'erario per i redditi 2010, tra sei giorni avremmo dovuto pagare il rimanente 60% del 99%. Nella presunzione che il reddito 2010 sia almeno uguale a quello dell'anno precedente. Pagheremo invece solo l'82% e il rimanente 17% il prossimo anno.

La notizia è stata accolta con discreto favore, o freddezza, da quasi tutti. Tranne alcuni (commercialisti si nasce, non si diventa) secondo i quali la mossa è una fregatura. Avendo qualche soldino in più in tasca, infatti, li sperpereremo tutti andando a donnacce e l'anno prossimo non li avremo più e piangeremo lacrime amare.
Curiosa questa tesi per cui lo Stato dovrebbe mettersi da parte i denari delle nostre tasse per impedirci di spenderli. Opportunamente sviluppata potrebbe portare a interessanti conseguenze.

Curioso anche che si accetti come se fosse perfettamente normale che al 30 novembre si debba pagare il 99% delle imposte sui redditi dell'anno. Al 30 novembre, ma potrei confondermi, sono trascorsi 11 mesi su 12. Vale a dire 334 giorni su 365: ossia 91,5% dei giorni di un anno.

Per quanto mi sforzi non riesco a trovare ragioni eque e intelligenti per le quali si debba versare una tassa su un reddito non ancora prodotto (chiaramente non considero la necessità di fare cassa una ragione equa e intelligente). Per dirla tutta la cosa mi innervosisce non poco.

Anche perché i miei clienti mi pagano mediamente a 60 giorni. Un po' come a tutti coloro che hanno un'attività in proprio o un'azienda. Ne consegue che al 30 novembre starò incassando le fatture emesse a settembre. 9 mesi su 12. E' quindi facile verificare che al momento di versare all'erario il 99% delle tasse sul reddito avrò incassato solo il 75% di tale reddito. Dettaglio che l'erario conosce benissimo anche se finge di no. E ciò lo capisco ancora meno. E mi innervosisce ancora di più.

Vogliamo pagare dell'Iva? Per chi non lo sapesse, l'Iva la si versa allo stato con apposito modello F24 il 16 del mese successivo a quello in cui le fatture sono state emesse. Ovvero, nel momento in cui incasserò le fatture del mese 1 avrò già pagato l'Iva del mese 1 e del mese 2. Cioè il 42% del mio reddito (avrò anche già pagato due mesi di stipendi, ritenute, contributi e oneri accessori, ma questo è un altro discorso). A questo però ci si fa presto l'abitudine. Le fatture sono state emesse e prima o poi i denari arriveranno.

Ma il vero divertimento arriva il 27 dicembre. Quando con le bollicine dello spumante che ancora sballonzolano in noi, l'Erario ci chiede cortesemente di versare il 90% dell'Iva del mese. Quale mese? Ma dicembre, no? Per undici mesi si paga su fatture emesse ma non ancora incassate. Il dodicesimo su fatture non ancora emesse.
Un tempo non era così. Ma un bel giorno il governo dell'epoca scoprì che anticipando di 20 giorni la scadenza di dicembre avrebbe dato una sistemata ai conti del'anno. Provvedimento che non poteva essere provvisorio, pena un buco di pari importo nel bilancio dell'anno successivo. Insomma, un giochino che se lo facessi io non credo piacerebbe molto.

Ricapitolando. Prendiamo il 27 dicembre di un anno qualsiasi.
  • Pagate il 99% delle imposte dell'anno
  • Incassato il 75% dei redditi dell'anno
  • Anticipata l'Iva relativa a 3 mesi di fatture non ancora incassate (ovvero il 21% del 25% dei redditi annuali).
Anche qui, è facile verificare che se nei primi 364 giorni dell'anno avrò speso più di un terzo del mio reddito annuale, il mio conto sarà in rosso.
(Non ho naturalmente considerato addizionali regionali e comunali, Irap e contributi previdenziali).

Questi sono i motivi per cui:
  1. Quando mi dicono "beato te che devi rendere conto solo a te stesso" mi prudono le mani
  2. Quando mi dicono "eh, qualcosa di sicuro riesci a nasconderlo, mica come noi dipendenti", mi prudono le mani e mi girano i marroni
  3. Quando leggo che gli imprenditori sono evasori e come tali vanno mazzolati, mi prudono le mani, mi girano i marroni ed emergono impulsi a provocare dolore fisico.
Perché, alla fine, io, e milioni di altri soggetti in questo Paese. allo stato facciamo da banca. Una banca pure sfigata, giacché Unicredit, per dirne una, può decidere se prestarmi o meno dei denari. Io no.

Ora, io non pretendo di ricevere ringraziamenti. Ma, almeno, non mi frantumassero i cabbasisi.
E concludo con un bel mavadaviaisiap va!


sabato 19 novembre 2011

Un problema di educazione

18.30 di un banale, nebbioso sabato novembrino milanese.
Incrocio.
Il semaforo passa sul verde e svolto a destra.
Mi fermo per via di un pedone che attraversa, sulle strisce, col verde. È una signora anziana, col bastone, non rapidissima nell'avanzare.

Quello dietro di me si appoggia al clacson. Non una, non due, tre volte. Sono abbastanza di buon'umore per cui mi limito a concedere 30 secondi di libera uscita al camallo che è in me. Chiaro, se gli insulti fossero adesivi lui, il guidatore deel'auto dietro di me - proverebbe un certo imbarazzo nel mostrarsi in pubblico per i prossimi anni. Come pure tutti i suoi parenti fino al terzo grado.

Ecco, in momenti come questo mi rammarico del fatto che mi sia stata impartita una certa educazione. Sarebbe bello, di tanto in tanto, essere uno di quelli che scendono dall'auto, si avvicinano a quella che segue, aprono la portiera e senza dire una parola ammollano uno sganassone in mezzo agli occhi.

Ma no per cattiveria. Per vedere cosa c'è dentro.

Alcune cose che non capisco

Col passare del tempo, sono sempre più le cose che non capisco.
Probabilmente sto diventando sempre più tonto.

Ma andiamo in ordine sparso..

SIAE. Recentemente giornali e blog hanno discusso diffusamente della decisione della Siae di pretendere il pagamento di una tassa (loro la definiscono più graziosamente remunerazione del lavoro creativo in tutte le sue forme) da parte di quei siti che offrono la visione di trailer. E' chiaramente una vaccata. E giustamente i gestori di tali siti in gran parte hanno deciso di cancellare tali trailer dalle proprie pagine.
La Siae è insopportabile. E anche piuttosto stupidina. C'è chi sulle malefatte dell'Ente ci ha costruito delle sapide inchieste.
Nel nostro piccolo, tempo addietro, volendo fare le cose per bene ci siamo rivolti al più vicino ufficio Siae per versare i diritti per quel minimo di musica di sottofondo che sarebbe stata diffusa per circa mezz'ora nel corso di un evento organizzato per un cliente. Visite, telefonate e alla fine il verdetto. 11, 47 euro. Sicuramente più di quanto è costato a noi in termini di tempo. Ma di questo alla Siae può anche fregarle nulla. Il fatto è che sicuramente anche a loro gestire la pratica è costato molto più di 11,47 euro. E come modello di business mi sembra, diciamo così, che necessiti di una revisione.
Peraltro, conosco gente che, consapevole del fastidio insito nel trattare con la Siae preferisce lasciare perdere e rischiare la visita di un ispettore. Tanto la sanzione costerà meno della somma di tassa e tempo.

Ma torniamo a noi. Cosa non capisco della Siae?
Non capisco perché io debba pagare una tassa (che la Siae definisce più graziosamente equo compenso) su ogni penna Usb, hard disk (e quindi su ogni computer)  Cd o Dvd per il semplice fatto che "potrei" su quel dispositivo registrare materiali protetti da diritto d'autore. Che sarebbe un po' come imporre a tutti coloro i quali acquistano un'autovettura di trascorrere 6 ore in carcere(equa punizione o equa riabilitazione, a seconda di come uno la pensa) in quanto quell'auto potrebbe essere utilizzata per compiere una rapina (se qualcuno a questo punto stesse iniziando a pensare "minchia che paese di nani", lo tranquillizzo subito; una tassa simile esiste in molti Paesi del mondo. Le major sono molto forti, non come una volta, ma forti).
Soprattutto mi riesce difficile capire per quale motivo qualcuno (autori ed editori iscritti alla Siae e la Siae stessa) debbano ricevere da me del denaro (fatto che mi irrita non poco)s olo perché ho acquistato un hard disk sul quale archiviare le mie foto, scattate con la mia fotocamera, nel mio tempo libero.

E una domanda mi sorge spontanea. Se ho pagato il compenso per copia privata (equo, sia chiaro), a logica, sul mio dispositivo potrei registrarci (equamente) quel che voglio, anche materiali protetti da diritto d'autore e duplicati "illegalmente". O no?

RAI.  Non capisco per quale motivo, se nella mia sala riunioni anziché appendere un telo per proiezione motorizzato su un lato e un proiettore sull'altro appendo un televisore  da 52 pollici (semplici monitor di queste dimensioni non ne esistono o se esistono costano uno sproposito), televisore sprovvisto di decoder e quindi del tutto inadatto a visualizzare programmi tv di alcun genere, che viene utilizzato esclusivamente collegato ad un pc per mostrare presentazioni powerpoint e tutto quelle cose che normalmente si mostrano su un telo per proiezioni, io debba versare un canone alla Rai medesima. A logica.

Mi fermo qui, ma poiché le cose che non capisco sono molte, tornerò presto sull'argomento.


sabato 12 novembre 2011

Inps - Istituto Nazionale Ponzi Scheme

Alcune sere fa, ad esempio, sono incappato in una delle tante trasmissioni nelle quali di questi tempi si parla di pensioni (nel senso delle somme che si percepiscono dall'Inps quando si smette di lavorare).

Era presente anche uno dei tanti sottosegretari che fanno abitualmente la fila fuori dagli studi in cui si registrano le trasmissioni nelle quali si parla di pensioni. Del quale non ricordo il nome e lo chiamerò pertanto SI (soggetto ignoto).

Il quale SI ha spiegato il perché e per come si dovrà andare in pensione sempre più tardi e percependo somme sempre più ridicole rispetto allo stipendio. Tutto questo per via del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. E fin qui non si può certo dire che si sia sforzato di essere originale, SI.

Avrebbe, per dire, potuto accennare al fatto che l'Inps chiede il pagamento dei contributi pensionistici a persone che, per ragioni puramente anagrafiche, mai potranno percepire una qualsiasi forma di pensione. Ma non lo ha fatto e nemmeno posso pretendere che un sottosegretario, SI in particolare, si faccia portavoce di un problema che riguarda me e poche altre decine di migliaia di persone.

Ma ad un certo punto SI ha tolto la sicura. Non virgoletto perché cito a memoria ma il senso della frase era questo. Il sistema previdenziale si basa sul presupposto che i contributi di chi lavora oggi siano usati per pagare le pensioni di chi i contributi li ha versati ieri. E che nel mercato del lavoro entrassero più persone di quante ne uscivano.

Arimo.

Qualcosa non mi torna (oddio, me ne ero già accorto, non vivo mica a Paperopoli).

Questo presupposto su cui si basa il sistema previdenziale - chi entra paga per chi esce - in America lo chiamano Ponzi scheme.  E chi mette in pratica questo genere di giochini di norma finisce in galera. Perché lo sa anche anche un bambino che le persone prima o poi finiscono e il castello prima o poi crolla. Chiaro che se l'autore dello schema è il detentore stesso del potere legislativo e in tale veste può impedire alle persone di uscire e riscattare il proprio investimento, allora le cose si complicano un pochino.

A questo punto starei per domandarmi per quale motivo nessuno è finito in galera, ma forse è meglio lasciar perdere.


venerdì 11 novembre 2011

Ponte Carlo è un vero palindromo (e non perché lo si può percorrere in entrambe le direzioni)

Non è che lo capisca molto questo spreco di inchiostro, carta e bit (e pertanto do anch'io il mio piccolo contributo) che viene fatto sulla data di oggi e il suo presunto essere un palindromo perfetto.

11-11-11.

Madeché? L'anno, oggi, è il 2011. Va bene che 900 anni fa Facebook non esisteva  (11-11-1111, questo sì era un palindromo) ma  palindromare trascurando cifre a piacere son capaci tutti. Anche un allocco è un palindromo se trascuriamo le prime tre lettere, o no?

Piuttosto, se vogliamo parlare di date palindrome e non di fuffa, prendiamo esempio da Praga, che lì ci sanno fare davvero.
La prima pietra del Ponte Carlo è stata posata il 9 luglio del 1357 alle 5 e 31 del mattino.

1357/9/7 5.31



domenica 6 novembre 2011

A Montezemolo questa formula uno non piace. Nemmeno a me.

Ultimatum di Montezemolo. "Restiamo se la Formula 1 cambia".
Mc Laren e Red Bull dovranno usare il turbodiesel della Punto.

Ultimatum di Usain Bolt. "A Londra correrò la maratona, ma solo se la accorceranno di 42 chilometri".

martedì 1 novembre 2011

500 lire col buco

A suo tempo soppesai a lungo. 500 lire erano pur sempre una bella sommetta.
Ma alla fine decisi che i pro erano più dei contro (avrei anche potuto acquistare un dischetto metallico di diametro e spessore idonei e farci applicare un foro, ma sarebbe costato circa 600 lire).

Da allora, se esco di casa e chiudo la porta a chiave (cosa che per prudenza faccio sempre), automaticamente ho anche la moneta per il carrello. Anche quando non vado al supermercato. Ma chiaramente possedere due portachiavi, uno per andare al supermercato e l'altro per tutte le rimanenti attività della vita non avrebbe avuto senso.

Se poi qualcuno, non avendo di meglio da fare si domandasse il perché di questo post, la spiegazione è qui