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martedì 25 gennaio 2011

Sul come le figurine Panini possono avere effetto sugli sviluppi futuri di alcune vite e meno di altre

Ieri sono scappato di casa.
Nel senso che dopo una settimana da recluso per via dell'influenza ne avevo due marroni talmente elefantiaci che in casa non c'era più spazio: o uscivo io o uscivano loro.
Sono uscito, dicevo, diretto alla sala congressi della Provincia dove si celebravano i 65 anni della Riccardi. Occasione per rivedere i vecchi dirigenti, Renato Tammaro su tutti, qualche vecchio amico, il mio allenatore Alfredo Rizzo. Anche i figli corridori  di alcuni corridori che avevano corso con me.

Durante la settimana, complice l'influenza, ho anche partecipato a un quizzettone lanciato su FB da Eddy Ottoz  traendo spunto da una foto degli anni '60 in cui comparivano, oltre lo stesso Ottoz, Roberto Frinolli, Silvano Simeon e Pasquale Giannattasio.

Da qui, link dopo link, nome dopo nome, polpaccio dopo polpaccio, ho ripercorso buona parte della storia dell'atletica italiana degli anni '60 e '70.

I due episodi, l'Eddyquiz e il compleanno Riccardi  hanno riportato alla mente il mio primo impatto con l'atletica facendomi ripensare al come e perché un giorno abbia deciso di praticare con una certa serietà l'atletica. E non invece il nuoto o la ginnastica che pure avevo bazzicato. O il baseball, che avevo provato e mi divertiva molto. O il calcio o la pallavolo che avevo giochicchiato, un po' come tutti.
E le figurine Panini?
Negli anno '60, la Panini pubblicava, come tutti sanno, gli album di figurine dei calciatori. Pochi forse sanno o ricordano che pubblicava anche album e figurine dei Campioni dello Sport (sottotitolo "Le grandi raccolte per la gioventù")

Nella prima edizione le figurine si incollavano con la coccoina. Successivamente furono introdotte le "celline biadesive" che ancora adesso non sono convinto fossero una grande innovazione.

Gli sport c'erano proprio tutti. In ordine alfabetico. Si cominciava con Alpinismo, e lì ho cominciato a conoscere Lacedelli e Compagnoni, Cesare Maestri, Walter Bonatti e Carlo Mauri, a imparare la data della conquista del K2 avendo la conferma che esso era piuttosto alto.

Girata la pagina si proseguiva, ovviamente, con Atletica Leggera.  E nelle pagine dell'atletica ho conosciuto Eddy Ottoz e Livio Berruti, Pasquale Gianattasio, Ito Giani, Carlo Sguazzero, Ennio Preatoni, Sergio Ottolina, Roberto Frinolli e Salvatore Morale, Sergio Bello e Giacomo Puosi, Giuseppe Gentile, Francesco Bianchi e Francesco Arese, Antonio Ambu, Silvano Meconi, Carmelo Rado, Franco Sar. Tra le donne, Paola Pigni, Magalì Vettorazzo, Donata Govoni.... .

Di molti di loro ricordo distintamente la foto, ancora oggi a distanza di decenni. Posso descriverla, dire che canotta indossavano o se erano in tuta, se era una foto d'azione o in posa. Anche anni dopo, quando iniziai a frequentare i campi di atletica e alcuni di questi campioni c'erano ancora (sui campi, intendo), quelle vecchie figurine erano i miei identikit, quelli che mi permettevano di vedere un volto e inquadrare il personaggio. Quelle che mi permettevano di fissare il labile confine tra "Normali" e "Campioni".
I Campioni. Quelli ai quali mi avvicinavo con la deferenza dovuta ai Campioni. Quelli che se mi accennavano un saluto, un po' mi emozionavo.
Con gli anni, anche dopo avere smesso l'attività, alcuni di questi personaggi ho avuto occasione di conoscerli personalmente. Ma per me sono sempre quelli delle figurine, i Campioni dello Sport delle figurine Panini.

Chissà, se Atletica cominciasse per T e non per A, come sarebbe stato. Ci sarei arrivato ugualmente alla T senza innamorarmi prima, che so, del baseball o del canottaggio o del ciclismo?

2 commenti:

milo temesvar ha detto...

Quindi tu dici che se l'atletica fosse stata la Tletica, tu ti saresti dedicato all'aseball, per dire, o all'anottaggio?

SuperG ha detto...

Hai centrato la questione.
Comunque, no, l'anottaggio mi sentirei di escluderlo :-)