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lunedì 27 febbraio 2012

23406 euri

Sembrano essere la paga media lorda italiana nel 2009. Più o meno metà di quella olandese o tedesca osservano molti acuti osservatori. In Europa, solo a Malta, in Portogallo, Slovenia e Slovacchia si guadagna di meno. Mi pare tutto un po' strano o meglio poco verosimile. Ma lo dice Eurostat.

Bisogna scardinare questa situazione, ribatte la ministra Fornero.
Concordo. Fosse per me, io lo stipendio a chi lavora con me lo triplicherei anche domani, come segno di buona volontà. Per un mese. Non saprei bene come fare dal secondo, però.

Comunque, messe così le cifre, non stupisce che nei commenti dei lettori si dia la stura al consueto qualunquista tutti contro tutti.

Non mi ci mischio e penso che, magari, ma sono un ragazzo di campagna e non sono mai stato all'estero, magari, dicevo, i guadagni dovrebbero essere rapportati al potere di spesa. Con 1.000 euro al mese a Santo Domingo stai un gran bene, a Londra qualche problema forse ce l'hai.

Ma andiamo con ordine. O anche no, cambia poco.
Prendiamo un contratto del commercio. 23.406 euro lordi equivalgono a 1.212 netti per 14 mensilità. Mi pare un po' bassina come media nazionale, ma mi fido. Lo dice Eurostat.
Equivalgono anche, i 23.406 lordi annui, a 32.041 come costo complessivo per il datore di lavoro.
Il lordo, insomma, è il 73% del costo complessivo. Il netto invece è appena il 52% del costo complessivo. Ogni 100 euri "guadagnati", 52 vanno nelle tasche del lavoratore, 48 in tasse e contributi previdenziali.

Giusto per offrire un modesto contributo al dibattito tra me e me, aggiungo che, con le aliquote e i contributi attuali, un lordo medio di 41.100 euro (quello della Germania), darebbe un netto mensile di 1.920 e un costo del lavoro di 56.246.

Mi vien da pensare, quindi che più del lordo, avrebbe senso confrontare il costo totale del lavoro. Forse.

Forse e ribadisco forse, sarebbe opportuno considerare anche le ore lavorate in un anno.  Il solito contratto del commercio prevede 26 giornate di ferie, 10 festività varie e non so più bene quante giornate di permessi retribuiti. Oltre ai primi tre giorni di malattia a carico del datore di lavoro. Le ore lavorate negli altri Paesi potrebbero essere di più o di meno,, non lo so. Ma non tenerne conto è una fesseria.

Allora, invece di fare i furbetti e confrontare i salari lordi, cominciamo col considerare costo totale, ore lavorate ecc ecc e poi possiamo cominciare a ragionare. Per chi ne avesse voglia, i dati (purtroppo non completi), si trovano qui.

E se proprio vogliamo ragionare per bene e non solo far fare ginnastica passiva ai neuroni, discutiamo di competitività e mettiamo nel confronto anche altri fattori. Ad esempio, chiacchieravo tempo fa con un amico, responsabile di produzione in un'azienda alimentare piuttosto importante. Il quale diceva che in effetti il costo del lavoro è sì alto, ma non è nemmeno il peggiore dei mali. Ciò che li mette fuori mercato, a loro, è il costo dell'energia. L'imprenditore sarà anche un maiale capitalista ma, diceva il mio amico, se gli dimezzassero i costi dell'energia elettrica (in Italia è il 30% più alto della media europea), avrebbe qualche soldino in più da investire in ricerca e sviluppo e pure per aumentare un poco i salari. Ora è tardi, ma sono sicuro che con minimo sforzo ne troverei tante altre componenti di spesa che, se fossero a livelli europei, permetterebbero di aumentare gli stipendi....




Quattro pensieri

Pensiero numero 1.
Ma cosa minchia c'entra, di grazia, la presenza d una bionda moldava, a bordo della Concordia con quello che è successo alla Costa Concordia? E cosa minchia c'entra che la bionda moldava e Schettino si siano baciati?  Perché frantumarci i cabbasisi con i dettagli pruriginosi? Ma c'è davvero qualcuno con QI superiore a 30 convinto che la presenza della donna a bordo abbia qualcosa a che vedere con il disastro? Un consiglio ai comandanti in servizio: in cabina portate solo more svizzere.

Pensiero numero 2.
Tema dominante degli ultimi giorni della settimana sembra essere la libertà di espressione.
Sabato in viaggio, radio sintonizzata su Gr2. Si parla di Facebook e delle regole su ciò che si può o non si può postare. Con tanto di intervista al famoso avvocato specializzato in diritto su e di Internet. 
"Come la mettiamo con la libertà di espressione?" domanda la giornalista, non una ma due volte.
"Facebook ha delegato il controllo dei contenuti a società esterne. Chi controlla i controllori?"
Madeche???? Ma da quando Facebook è diventato un diritto inalienabile dell'uomo? 

Lucia Annunziata, la quale non è che mi stia simpaticissima con quell'area da professoressa che ha capito tutto mentre gli altri son tutti citrulli, dice che difenderebbe a tutti i costi il diritto di espressione di Celentano, anche se proponesse i campi di sterminio per i gay. Chiaramente un paradosso. Ma pare non si potesse dire. La frase è risultata assai sconveniente e molti se la sono presa a male, a dimostrazione che la libertà di espressione ha dei limiti. 
Continuo tuttavia a domandarmi per quale motivo Celentano abbia più diritto del mio benzinaio a elargire le sue prediche mediante la cosiddetta tivudistato. Anzi, continuo a domandarmi perché chiunque sia stato almeno una volta in tivu deve poterci tornare per sempre altrimenti è censura e attacco alla libertà di espressione.

Pensiero numero 3.
Sempre a proposito di Celentano ho letto non ricordo dove che egli dice quel che pensa e ciò, oltre ad essere un pregio, dà fastidio. 
E' vero. A me in effetti dà molto fastidio. Soprattutto quando dire quel che si pensa significa non pensare a quel che si dice. Cioè quasi sempre. Dato che un qualsiasi individuo di intelligenza media tende a pensare fesserie. Ma poi ci ripensa e le tiene per se'.
Per dirla tutta, la frase "io dico sempre quel che penso" andrebbe abolita per regio decreto.  Insieme con "ma chi controlla i controllori?". 
Almeno, io la penso così.

Pensiero numero 4.
Il Corriere della Sera dovrebbe essere chiuso perché esce al mattino e soprattutto riporta notizie accadute nell'arco delle 24 ore, non solo dopo il tramonto.

Altri due cents

Monti ha deciso per il no. Potrei anche essere d'accordo, per quel che conta. Con questa crisi meglio lasciar perdere le Olimpiadi. Ma non mi va di esserlo, con tutta questa gente che prima non lo era e ora, dopo la decisione, lo è.


Comunque sia, è vero, non ci sono soldi. Ci sono altre priorità. Sarà il solito magnamagna. Non sappiamo affrontare dieci centimetri di neve, figurarsi un’Olimpiade.
Ma poi mi guardo intorno e penso che è ben triste un Paese che non fa le cose perché qualcuno potrebbe arricchirsi o anche solo guadagnarci. O che fa mai nulla perché le priorità sarebbero altre. Accidenti, ma il problema di questo paese, il problema vero, non è la crisi, non è la mancanza di denaro, non è il rischio che qualcuno ci guadagni più di quanto l'uomo comune ritiene lecito (ovvero qualsiasi cifra superiore a zero euro). No, il problema di questo paese è che si è smesso di pensare in grande, di avere progetti, che si è persa la voglia di fare, la voglia di sognare. Il problema grande è la rassegnazione che vedo in giro, quando invece oggi più che mai bisognerebbe sognare e rischiare.  E per consolarmi ogni tanto guardo qui: http://www.tornareasognare.it.


Non so se servirebbe, ma se le Olimpiadi servissero davvero per aiutare questo Paese a uscire dal torpore in cui si è cacciato, allora vorrei che qui si organizzassero non solo quelle del 2020 ma anche le quattro successive…


Pensiero collaterale: se passa l'idea che il bilancio di un'Olimpiade si debba chiudere in pareggio, che l'Olimpiade non sia un investimento, economico, morale e perché no di immagine, allora temo che per i prossimi 100 anni i Giochi Olimpici li organizzeranno solo gli Emirati o i Paesi che dispongono di giacimenti di litio. E mi spiace per tutti coloro per i quali, avendo cose più intelligenti a cui pensare, i Giochi sono solo un gigantesco business.