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domenica 4 marzo 2012

Frati, chirurghi e caste

Come al solito il sabato, se non si va via, si leggono un po' dei ritagli (o dei bookmark) accatastati durante la settimana.

Tra i quali l'articolo di Gian Antonio Stella sulla carriera del primario che operava i manichini e che, come tutti i familiari del rettore della Sapienza, lavora presso la Sapienza stessa.
Gian Antonio Stella lo leggo ma non è che mi piaccia sempre e spesso non concordo. Si documenta, espone i numeri, ma i numeri non sono tutto. Molto, ma non tutto. Insomma, diciamo che punta a tirare l'applauso. Sarà che quando uscì il suo best seller, La Casta, ho pensato, vabbè, a tutti è capitato di incontrare ragazze che non te la danno, ma mica bisogna per forza scriverci un libro. Poi ho capito.

Torniamo all'articolo. L'ho letto due volte ma non sono riuscito a capire se il Prof. Giacomo Frati sia un bravo medico oppure no. Dettaglio che, nell'economia del discorso, non mi pare trascurabile. Stella sembrerebbe propendere per il no, ma ho come la sensazione che vi sia un minimo di pregiudizio.

Poi, oddio, un fenomeno non deve essere il Frati. Se quando ti domandano come mai nel tuo reparto la mortalità a 30 giorni dei pazienti operati di bypass sia doppia rispetto agli altri ospedali della regione rispondi che "la cardiologia lì è partita da zero" significa che vuoi proprio farti del male. Quando sarebbe stato sufficiente dire che la mortalità su 44 interventi non è comparabile con la mortalità su centinaia di interventi.
E poiché da molto tempo non apro una parentesi, rimedio subito. Tra tutte le riforme inutili facciamone una facile facile e a costo zero. Nozioni base di statistica per tutti alla scuola dell'obbligo e richiamo all'esame di abilitazione alla professione (giornalistica, ma anche medica, legale, tassistica, ecc). Almeno non mi toccherò più ascoltare minchiate come quella che se io mangio un pollo e tu zero ne mangiamo uno a testa. Chiusa la parentesi.

Alla fine mi resta un dubbio. Stella appare scandalizzato dal fatto che il team si fosse impratichito sui manichini. Si sono impratichiti via via sui malati che avevano affidato loro la vita? si domanda Stella.

Mi sfugge qualcosa. Per impratichirsi non vedo troppe opzioni.
  1. Esercitarsi sugli animali 
  2. Esercitarsi sui manichini 
  3. Esercitarsi su altri umani (probabilmente umani che però non avevano affidato loro la vita).
Ahimè, questa è la sfiga dei chirurghi (e dei pazienti). Prima o poi dovranno operarne uno per la prima volta, ma nessuno vorrebbe essere operato da un chirurgo che opera per la prima volta.

1 commento:

milo temesvar (alias jeremyX) ha detto...

4.a alternativa per i chirurghi: impratichirsi su se stessi, ma solo con anestesia locale