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lunedì 23 novembre 2009

Calgary mon amour

Calgary, oramai è risaputo, si trova nella provincia dell'Alberta (in Canada), che deve il suo nome al fatto che qui Tomba vinse due medaglie d'oro alle Olimpiadi del 1988.

Questa volta non ne hanno fatta una delle loro. Ma ne scrivo perché laggiù Armin Zoeggeler ha vinto la 46esima gara di Coppa del Mondo. Mi spiego, non è che da che esiste la Coppa ne sono state disputate 46 e Armin l'ha vinta. No, ne aveva già vinte 45 lui personalmente e ieri ha vinto la 46esima. Sesta vittoria su quella pista. .

L'ho conosciuto quest'estate a Cortona, dove era venuto per ritirare il Premio Fair Play Mecenate. E secondo me vale la definizione di Paolo Viberti, che dopo quattro giorni trascorsi a discorrere e scherzare a Cortona mi onorerei quasi di considerare amico), secondo il quale Armin è un genio assoluto (insieme con pochi altri).




sabato 21 novembre 2009

Privacy ancora Sem

Caster Semenya è stata vivisezionata - mediaticamente - per settimane.
Ora dicono che, comunque vada, a Caster Semenya non verrà revocata la medaglia d'oro mondiale negli 800. Bella notizia.

Dicono che i risultati dei due test per l'accertamento del sesso cui Caster è stata sottoposta (uno in Sudafrica prima dei mondiali e uno a Berlino) non verranno resi pubblici per rispetto della privacy dell'atleta. Fa un po' ridere ma possiamo classificarla tra le belle notizie.

Dicono anche che la Semenya potrà tornare alle gare (tra le donne) solo se accetterà di sottoporsi ad intervento chirurgico (un aiutino? non si tratta dell'asportazione delle tonsille) e se necessario anche a una cura ormonale.

Oh, per quanto mi sforzi, non riesco davvero a intuire cosa diavolo possa esserci scritto nelle relazioni accompagnatorie ai risultati dei due test. Lo giuro, non ci arrivo. Eppure mi sforzo.

venerdì 20 novembre 2009

Mica siamo arbitri

A molti i francesi stanno antipatici. A me no. Nemmeno simpatici. Ci sono. Punto.
Mi sta invece simpatico il Trap, che non a tutti lo è. Anche l'Irlanda, terra di whisky, salmone e Katherine Walsh mi è simpatica.

Quel ragazzaccio di Thierry Henry gioca nella Francia, intesa come squadra nazionale di calcio. Che se non si qualifica per i mondiali in Sud Africa, evidentemente fa brutto. Sarko e Carlà, tra l'altro, hanno già prenotato i biglietti e dare loro un dispiacere è pericoloso. Son vendicativi.
E' quindi un sano patriottismo che, a giochi ormai quasi fatti (e non favorevoli ai bleu) ha spinto la manina di Henry verso la palla e, con qualche tocco intermedio, nella porta irlandese (la palla, non la manina).
Per carità, sarò mica io che critico il patriottismo. Ma anche fosse stato più prosaicamente il desiderio di fare una gita in Sud Africa, non è che lo si può condannare. E' l'istinto animalesco per il gol. O ce l'hai o non ce l'hai. E se ce l'hai, essendo appunto animalesco, non è che lo puoi controllare.

Ma quello che viene dopo sì che lo si può controllare. L'esultanza e gli abbracci come se fosse un gol vero, ad esempio.
Poi però si è pentito, Henry. Ha detto che gli dispiace, lo ha ammesso anche con i giocatori avversari e si è scusato via Twitter.
"Non sono io l'arbitro", ha detto e scritto. Su questo non c'è dubbio, erano anche vestiti diversi. E visto quel che è successo aggiungerei anche un meno male.

"Non sono io l'arbitro". Cerco di capire. Cosa significa?
Colpa dell'arbitro che non ha visto?
Il fine giustifica i mezzi?
La posta in gioco è alta e chissenefrega se per raggiungere l'obiettivo si gioca sporco?
Poiché l'arbitro non ha visto è lecito esultare?
Se l'arbitro non vede, allora il gol è regolare?
Rigore è quando arbitro fischia, diceva Boskov.

Poi vaglielo a spiegare ai ragazzini, come diceva il Trap, che c'è una cosa che si chiama fair play.
Il messaggio qui è uno solo, forte e chiaro: vincere. Vincere a tutti i costi.
Ma soprattutto mi agghiaccia la logica perversa che sta dietro a un'affermazione come "Non sono io l'arbitro".
Se ho capito bene.
Quello che in autostrada supera la coda in corsia d'emergenza può sempre dire "Non sono io la stradale".
Quello che non ti rilascia la fattura può dire "Non sono io la finanza".
Quello che si fa raccomandare al concorso può dire "Non sono io la commissione".
Quello che si mette le dita nel naso prima di preparati il panino può dire "Non sono io la Asl".
Quello che viaggia senza biglietto può dire "Non sono io il controllore".

Insomma, d'ora in poi basterà non essere qualcun altro per poter fare tutto. Oh!
Quello che il calcio, ohhhh yeah.

giovedì 19 novembre 2009

Per creare dei bamboccioni come si deve bisogna educarli da piccoli

Calgary, Alberta, Canada, Nord America.
Ci risiamo. Ritocca parlarne.
Amo il Canada, nutro un certo affetto per Calgary e rispetto i suoi abitanti, alcuni mi sono simpatici e due o tre addirittura amici. Ma, bisogna ammetterlo, come generatori di idiozie hanno pochi concorrenti.
Come questa, pubblicata oggi sul Corriere: riassumo la questione per chi non avesse voglia di leggere l'articolo. Due avvocati, Sherri e Tom Milley, madre e padre di due futuri bamboccioni, hanno ingaggiato una lunga battaglia in tribunale affinché i due mocciosi (Spencer e Brittany: rispetterei la loro privacy, ma tanto i nomi sono già pubblici e poi è meglio conoscerli, tra qualche anno potrebbero spedire in giro curricula) non dovessero più essere sottoposti al supplizio dei compiti a casa. Dedicando tempo ed energie a reperire supposte prove scientifiche atte a dimostrare come i compiti a casa non avessero alcun effetto positivo sul'apprendimento.
Può anche darsi. D'altra parte credo che avendo due anni di tempo potrei anch'io dimostrare scientificamente che un'alimentazione comprendente più di 150 grammi di sottaceti alla settimana comporta una riduzione dell'aspettativa di vita di almeno sei mesi..

Comunque, al termine di due anni di lotta dura e senza paura i nostri due eroi sono riusciti ad ottenere l'esenzione dai compiti a casa. Non per l'intero sistema scolastico canadese, nemmeno per la scuola o la classe. Per lor due soli, i piccoli Spencer e Brittany.
Spiega fiera e finalmente serena la mamma: "È dura convincere un piccolo piagnucolante che deve imparare le tabelline".
Già! Deve essere terribile per un genitore spiegare al figlio che alcune cose vanno fatte e altre no.

La finirei anche qui, ma non prima di proporre tre domande.
  1. E se i due prodi genitori avessero dedicato una frazione del tempo speso a produrre la documentazione per stare in compagnia dei figlioli magari aiutandoli nei compiti?
  2. Come l'avranno presa i compagni di classe di Spencer e Brittany?
  3. Ma davvero convincere un piccolo piagnucolante è più duro che convincere un tribunale e un preside?
La finirei anche qui, ma non prima di avere azzardato tre risposte.
  1. Non sarebbero finiti sui giornali di tutto il mondo
  2. Non bene, probabilmente i due diventeranno i bersagli preferiti degli scherzi dei coetanei, che nel frattempo presenteranno in massa domanda al tribunale per essere adottati tutti dalla famiglia Milley.
  3. Non credo.

martedì 17 novembre 2009

Milano e i suoi loschi traffici

Tremo al pensiero che il traffico infernale che ho trovato poco fa sia la prima avvisaglia del casino prenatalizio....

martedì 3 novembre 2009

Chi rompe paga

Apprendo dalla Gazzetta di oggi che a Pechino per la Coppa del Mondo di tiro al piattello ne sono successe di tutti i colori.
Parte delle gare si sono disputate con venti centimetri di neve e temperature sotto lo zero. Non che di questo si possa incolpare gli organizzatori, ma pare che le autorità abbiano diffuso un comunicato per spiegare che trattavasi di neve artificiale. Mica che qualcuno pensi che si sono fatti cogliere impreparati. No, meglio dire che l'hanno fatto apposta, così, tanto per movimentare la giornata.

Pare inoltre che per evitare i falsi positivi - piattelli che "fumano" ma non si f(rant)umano) - i solerti organizzatori abbiano pensato bene di usare il silicone per appiccicare il sacchettino contenente la polverina ai piattelli; col bel risultato di renderli infrangibili. Non sapevano più cosa fare i poveri tiratori: le hanno provate tutte, ci saltavano sopra, li prendevano a mazzate 'sti piattelli, qualcuno addirittura a fucilate; macché, non ne volevano sapere di rompersi. Tant'è che i migliori tiratori del mondo chiudevano la gara con punteggi da esordiente.

Li capisco, però, i cinesi, C'è la crisi e sbriciolare tutti quei costosissimi piattelli deve essere sembrato loro uno spreco inutile, un autentico schiaffo alla miseria. Se si riesce a usarli due o tre volte, che male c'è?

Facciano bene attenzione gli amici tuffatori quando andranno a gareggiare in Cina. Questi, per evitare quei fastidiosi spruzzi d'acqua sugli spettatori delle prime file sono capaci di congelarvi la piscina....

lunedì 2 novembre 2009

Digitale extraterrestre

E' in onda in questi giorni la nuova serie di spot digital-terrestri che intende dimostrare al teleutente caprone quanto sia facile collegare il decoder al televisore.
Nel primo che mi è capitato di vedere, una signora non giovanissima spiegava leggiadra come connettere tutta la cavetteria necessaria e concludeva proclamando di avere - mi pare - 72 anni. Immagino il messaggio sia qualcosa del tipo "se anche una vecchia babbiona ci riesce allora è proprio facile, puoi farcela anche tu, telespettatore medio". La cosa comunque non mi era sembrata poi così carina nei confronti degli ultrasettantenni.

Ieri me ne è capitato un altro, nel quale un tale, decisamente più giovane, concludeva invece con l'affermazione "e ho 52 anni".

Ora, io mi rivolgo a te, Ignoto Autore dello spot e in amicizia ti chiedo: ma cosa volevi dire?
Forse che uno a 52 anni è rincoglionito e quindi se ci riesce lui....?
Forse che essendo nato quando non esistevano né netbook né smartphone, lui 52enne non è fatto per la tecnologia e viceversa?
Oh, nano, guarda che la gente a 52 anni usa il computer, frequenta i social media, guida l'auto, probabilmente a 20 anni comperava i pezzi alla GBC e si costruiva l'impianto stereo da solo. Guarda che l'iPod con cui ti balocchi da mattina a sera funziona grazie a un microprocessore il cui genitore è stato inventato da un signore nato nel '41 che oggi ha 68 anni. Vai; vai a spiegargli che seppure rincoglionito e nativo analogico, con un piccolo sforzo forse riesce anche lui a collegare il decoder senza far danno.

Sai cosa ti dico, Ignoto Autore? Ma va' a cagher.