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mercoledì 29 giugno 2011

Altra frase senza senso

Meno di una riga, ma breve.
"Questo è un hotel di lusso, ma molto costoso". (Tabloid, Italia 1)

Accipicchia!!!

Altre qui

lunedì 27 giugno 2011

Always connected

Alcuni giorni fa un tassista mi ha accompagnato a ritirare la mia auto dal meccanico (e già che ci sono mi domando: ma perché, quando si ritira l'auto dal meccanico, qualunque fosse il problema per cui la si è portata, metà delle volte il condizionatore non funziona più?). Mi ci ha accompagnato, ovviamente perché glielo avevo chiesto io.

Bene, percorsi pochi metri il tassista ha rischiato di uccidere una improvvida ciclista. Di quelle, per intenderci, che ritengono che pedalare contromano in mezzo alla carreggiata in una strada a senso unico, telefonando, sia un'idea intelligente.

Abbiamo commentato brevemente il fatto per poi proseguire a chiacchierare del più e del meno per il resto del tragitto.
Arrivati quasi a destinazione il tassista dice "Va' che bello, un passeggero con cui parlare". "In che senso?" dico io. "E' che oramai quasi tutti quelli che salgono su un taxi o parlano al cellulare o si mettono a cincischiare col cellulare. Molti nemmeno salutano più. Ci sono giornate nelle quali non scambio nemmeno una parola".

Dopodiché, ognuno tragga le conseguenze che preferisce.

AGGIORNAMENTO DEL 29/06
Risposta alla domanda del primo paragrafo: perché il meccanico si dimentica di rimettere al suo posto uno spinottino.

venerdì 10 giugno 2011

La sfiga e i suoi andirivieni

Poniamo che un cliente ti commissioni un evento. Uno di quelli mooolto importanti. Di quelli che più persone ci lavorano per più settimane perché devono risultare impeccabili. Di quelli, per intenderci, dove devi avere un piano B ma anche un C e meglio un D. Chiaramente rimanendo nel budget.
Poniamo che arrivi il giorno fatidico e quindici minuti prima dell'ora di arrivo degli ospiti si scateni un nubifragio memorabile. Malgrado il quale gli ospiti iniziano ad arrivare.
Poniamo che cinque minuti dopo l'ora prevista di arrivo degli ospiti (e venticinque prima dell'inizio ufficiale dei lavori) un qualcosa colpisca una qualche centralina e tutto si spenga. Tutto, tranne le luci di emergenza.

Fuori piove. Dentro buio.

Poniamo che dopo una ventina di minuti la corrente si ripresenti, trulla trulla come se nulla fosse successo. Test, controtest, accensione graduale degli apparati e, miracolosamente, nel giro di un'altra ventina di minuti tutto torna a funzionare: mixer audio e video, pc, connessioni e router, fari e proiettori, diffusori e non so che altro. Unica vittima, un faretto.

Si comincia. Dopo un po' si finisce e si è tutti più sereni.

Posto tutto ciò, cosa fa a questo punto una persona ammodo? Riaccompagna a casa le persone che lavorano con lui. Finendo il giro con quella più lontana dalla propria abitazione. E ora a casa. Giusto il tempo di svoltare l'angolo e il motore inizia ad emettere rumori sinistri, come se ci fossero dei cocci di bottiglia nei cilindri (improbabile lo so, ma rende l'idea). La persona ammodo pensa che bisogna prendere le cose con filosofia e domani manderà il carro attrezzi, parcheggia in modo da non recare troppo intralcio, chiama un taxi, ci carica tutto quello che aveva nel bagagliaio e si fa portare a casa.
Qui giunto la persona ammodo pensa di avere bisogno di rilassarsi un attimo e decide di farsi un caffè. La macchina fa tutto quel che deve fare: macina i chicchi, comprime la polvere, aziona la pompa dell'acqua. Ma di caffè manco una goccia. Si accende invece una spia rossa, che non è mai foriera di buone notizie. Infatti non lo è.
Vabbè, a questo punto la persona ammodo si rassegna, cincischia ancora un po' e a va a dormire.

Al risveglio, colazione (senza caffè. Che è un po' come trombare con una bambola gonfiabile) e la persona ammodo accende il notebook. Oddio, accende è un termine improprio. Diciamo che preme ripetutamente sul tasto di accensione. Senza alcun effetto. Fottuto anche lui.

Premesso che la persona ammodo a questo punto non sono così convinto abbia intenzione di essere ammodo ancora per molto, ella - la persona ammodo - si domanda: C'è un disegno superiore che io non capisco in tutto questo? Se sì, chi cazzo è il grafico che lo ha disegnato?

Ipotesi #1. Nell'unità di tempo qualsivoglia lunga, un inaspettato colpo di fortuna (nel caso particolare la miracolosa riaccensione di tutti gli apparati) deve essere controbilanciata da una dose uguale di sfiga.

lunedì 6 giugno 2011

iCloud?? Ezmo lo aveva già fatto.....

Proprio nel momento in cui il buon Steve illustra  iCloud - che è tante cose, tra le quali iTunes in the cloud - mi sembra bello e doveroso dedicare qualche parola a Ezmo.

Ezmo era una società norvegese e una bella idea di social music. Era anche nostra cliente, incidentalmente. Finanziata da Fast (search a livello enterprise, giusto per inquadrare la questione) ma lo sapeva quasi nessuno, anche lei norvegese.
L'idea dei creatori di Ezmo era semplice e geniale per quel tempo. Offrire a tutti la possibilità di caricare sul sito la propria musica e di condividerla con fino a 10 amici. Con l'aggiunta di tutti i servizi che si possono immaginare per un prodottino del genere: ad esempio il suggerimento di altri brani dello stesso autore caricati dagli amici e da aggiungere alle nostre playlist. L'idea di fondo era molto cloud e in qualche misura poi copiata da altri: rendere possibile l'ascolto della propria musica ovunque, da computer e da cellulare.

E piaceva, l'idea. Giusto per non vantarsi troppo, in sei mesi, in Italia si era raggiunto un numero di abbonati pari a quello degli Stati Uniti, dove erano partiti quasi un anno prima. Piaceva anche a me, che pure non sono (ero) granché social,  ci avevo caricato qualche decina di CD e me li ascoltavo in ufficio. Mi piaceva anche, più prosaicamente, perché pagava puntualmente e assai dignitosamente.

Gli iscritti aumentavano giorno dopo giorno e il management di Ezmo girava il mondo per stringere accordi con le major discografiche. Perché il passo logico successivo era la vendita di musica. E qui temo che qualcuno si sia adombrato. In più, in alcuni paesi, le associazioni dei discografici o le Siae della situazione iniziarono a dire che 10 amici erano troppi per un ascolto "privato".

Nel frattempo era giunto il momento del secondo round di finanziamenti. Tutti fiduciosi, senonché Fast fu comperata da Microsoft. Alla quale non poteva fregargliene di meno di Ezmo.

Fine della storia. Peccato.
R.I.P.