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venerdì 10 giugno 2011

La sfiga e i suoi andirivieni

Poniamo che un cliente ti commissioni un evento. Uno di quelli mooolto importanti. Di quelli che più persone ci lavorano per più settimane perché devono risultare impeccabili. Di quelli, per intenderci, dove devi avere un piano B ma anche un C e meglio un D. Chiaramente rimanendo nel budget.
Poniamo che arrivi il giorno fatidico e quindici minuti prima dell'ora di arrivo degli ospiti si scateni un nubifragio memorabile. Malgrado il quale gli ospiti iniziano ad arrivare.
Poniamo che cinque minuti dopo l'ora prevista di arrivo degli ospiti (e venticinque prima dell'inizio ufficiale dei lavori) un qualcosa colpisca una qualche centralina e tutto si spenga. Tutto, tranne le luci di emergenza.

Fuori piove. Dentro buio.

Poniamo che dopo una ventina di minuti la corrente si ripresenti, trulla trulla come se nulla fosse successo. Test, controtest, accensione graduale degli apparati e, miracolosamente, nel giro di un'altra ventina di minuti tutto torna a funzionare: mixer audio e video, pc, connessioni e router, fari e proiettori, diffusori e non so che altro. Unica vittima, un faretto.

Si comincia. Dopo un po' si finisce e si è tutti più sereni.

Posto tutto ciò, cosa fa a questo punto una persona ammodo? Riaccompagna a casa le persone che lavorano con lui. Finendo il giro con quella più lontana dalla propria abitazione. E ora a casa. Giusto il tempo di svoltare l'angolo e il motore inizia ad emettere rumori sinistri, come se ci fossero dei cocci di bottiglia nei cilindri (improbabile lo so, ma rende l'idea). La persona ammodo pensa che bisogna prendere le cose con filosofia e domani manderà il carro attrezzi, parcheggia in modo da non recare troppo intralcio, chiama un taxi, ci carica tutto quello che aveva nel bagagliaio e si fa portare a casa.
Qui giunto la persona ammodo pensa di avere bisogno di rilassarsi un attimo e decide di farsi un caffè. La macchina fa tutto quel che deve fare: macina i chicchi, comprime la polvere, aziona la pompa dell'acqua. Ma di caffè manco una goccia. Si accende invece una spia rossa, che non è mai foriera di buone notizie. Infatti non lo è.
Vabbè, a questo punto la persona ammodo si rassegna, cincischia ancora un po' e a va a dormire.

Al risveglio, colazione (senza caffè. Che è un po' come trombare con una bambola gonfiabile) e la persona ammodo accende il notebook. Oddio, accende è un termine improprio. Diciamo che preme ripetutamente sul tasto di accensione. Senza alcun effetto. Fottuto anche lui.

Premesso che la persona ammodo a questo punto non sono così convinto abbia intenzione di essere ammodo ancora per molto, ella - la persona ammodo - si domanda: C'è un disegno superiore che io non capisco in tutto questo? Se sì, chi cazzo è il grafico che lo ha disegnato?

Ipotesi #1. Nell'unità di tempo qualsivoglia lunga, un inaspettato colpo di fortuna (nel caso particolare la miracolosa riaccensione di tutti gli apparati) deve essere controbilanciata da una dose uguale di sfiga.

2 commenti:

milo temesvar ha detto...

si, a volte le persone ammodo cacciano certe bestemmie da dover riaggiornare la scala Mercalli.
C'è solo l'ipotesi #1 o le altre sono saltate? (magari, che so, per un'interruzione di corrente)

SuperG ha detto...

No, io ne ho messa una, se poi altri vogliono aggiungere la loro opinione, ben venga. Peraltro oggi blogger va a manovella