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lunedì 11 luglio 2011

Compatibilità ed altri animali

Ringrazio l'amico SuperG per la disponibilità ad ospitare un'ulteriore tappa del post iniziato QUI, il primo post - che io sappia - multisegmentato non verticalmente, ma orizzontalmente. Nel senso che non esce a puntate sullo stesso blog, ma le puntate escono tutte contemporaneamente su blog diversi.

Dopo aver cincischiato non poco nelle tappe precedenti, andiamo subito al dunque. Si diceva all'inizio  dell'interdisciplinarietà e di quanto la situazione possa diventare drammatica nel caso che gli argomenti che devono convivere nel medesimo ambito siano incompatibili. Nel caso in oggetto, cioè il mio, sono sempre stato, fin  da tredicenne, appassionato di corse automobilistiche. Ed era questa quindi la caratteristica principale con cui per lustri  sono stato propagandato ed identificato. E' nella natura umana la necessità di catalogare le persone in  base alle loro caratteristiche più salienti, ed io ero stato incastrato dalle persone che mi conoscevano un pò  ma non troppo, nella definizione "quello che guarda la formula uno" nonostante (lo dico perchè potrebbe diventare un dato  importante in seguito) fossi già più affascinato dalle gare di endurance.

Ma abbiamo detto solo della prima fissazione. La seconda è il jazz. Non la farò tanto lunga. Lo ascoltavo da ragazzino alla stregua di qualunque altro genere musicale, essendo dotato di una certa incapacità critica. Ascoltavo tutto e basta. Da Ornella Vanoni ai Solisti Veneti; dai Delirium a  Lightnin' Hopkins; da Chopin a Jannacci. da Lionel Hampton a Fausto Papetti.
Non so se mi spiego, FAUSTO PAPETTI...

Poi, nel giro di qualche anno, blues e jazz hanno preso a insediarsi nelle mie colonne sonore, spingendo
 gradualmente fuori altri personaggi e stili, alcuni rimasti nella periferia dei miei interessi, altri passati
 nella categoria dei deprecabili. Primo fra questi, Fausto Papetti.

Sono diventato quindi, per le schiere cronologicamente successive di persone che mi conoscevano un pò ma non troppo, "quello che ascolta il jazz".

E qui arriviamo al conflitto interiore. Vado al punto. Non sono mai riuscito a far convivere pienamente le due discipline. Non solo, ma sono arrivato a considerarle IDEOLOGICAMENTE contrastanti; provando la sensazione di aver aderito a due dottrine - ecco fatto - incompatibili.
L'astrattezza contro l'immanenza. L'ironia contro l'assertività.
Il salto d'ottava ed il controsterzo. L'elemento aleatorio ed il rude cambio sequenziale.
Ho sempre vissuto i due interessi in maniera dicotomica, come in una sorta di sdoppiamento di personalità. (Non lo percepite come un dramma interiore? Vabè, d'altronde si sapeva, la sensibilità non è mai stata la vostra dote più evidente).
Ma un bel giorno, un video scovato in rete al termine di un percorso ormai irricostrubile attraverso i più perigliosi sentieri del selvaggio web, mi ha indotto ad affrontare il problema, a trovare quel compromesso che permettesse la coabitazione fra due generi così diversi.

Forse, ma solo forse,
la 12 ore di Sebring e Facing You di Keith Jarrett,
la Rieti-Terminillo e Coleman Hawkins,
Ghosts di Albert Aylert e la Tyrrell a 6 ruote,
le gradinate di Vallelunga e l'Arne Bendiksen Studio della ECM (a Oslo)
possono essere relazionate, interconnesse da una unica entità:

IL SUONO

Ma approfondiremo l'argomento con qualche esempio.
E per farlo ci trasferiremo QUI , cioè alla partenza della prossima tappa.

Milo Temesvar

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