Nel 2006, dopo la cosiddetta vittoria ai mondiali di Germania si favoleggiò di possibili effetti positivi sull'economia e sul PIL dell'Italia. Tesi balzanotta che fu prontamente smontata da Tito Boeri sulla Stampa e su LaVoce.info. Chiaro che se per Italia si intendono invece i giocatori della Nazionale, l'effetto fu certamente benefico.
Al contrario, oggi, un impatto positivo sull'economia del Paese deriverà sicuramente dall'eliminazione della nostra Nazionale. Mi spiego. Supponendo che la Nazionale avesse proseguito la sua avventura mondiale almeno fino ai quarti di finale, avrebbe giocato una o due partite (a seconda che avesse chiuso il primo turno al primo o secondo posto nel girone) alle 16.30.
Considerando gli italiani già in ferie e quelli che a quell'ora non lavorano, si può ipotizzare che alle 16.30 sia al lavoro una quindicina di milioni di italiani. Se a cinque di questi quindici milioni interessa nulla del calcio e altri cinque milioni anche volendo non avrebbero la possibilità di seguire le partite, ne restano cinque milioni che, per ciascuna partita, avrebbero dedicato 90 minuti alla visione della partita (in tv, sul pc, sul cellulare...) e almeno tre ore alle discussioni pre e post partita.
Quattro ore e mezzo per 5 milioni di lavoratori: 22,5 milioni di ore di lavoro. A 40 euro all'ora sono 90 milioni di euro di PIL che sarebbero andati persi per ogni partita pomeridiana della Nazionale. 180 milioni per due partite.
E si tratta di valutazione decisamente conservative: pensiamo a tutte le ore di lavoro che si sarebbero perse nei giorni successivi per analizzare, commentare, leggere, per le 1 o 2 partite in questione ed eventualmente le successive. Vogliamo moltiplicare per 15?
Il Football a Wrigley Field
5 giorni fa