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venerdì 25 novembre 2011

Regalo di Natale (e di Silvio e di Mario)

Bene, l'acconto Irpef per i redditi 2010 lo si pagherà con lo sconto. 82% invece del 99%.

Nel senso che dopo avere pagato a giugno (o anche dopo, rateando e aggiungendoci qualche spicciolo di interessi) il 40% del 99% di quanto versato all'erario per i redditi 2010, tra sei giorni avremmo dovuto pagare il rimanente 60% del 99%. Nella presunzione che il reddito 2010 sia almeno uguale a quello dell'anno precedente. Pagheremo invece solo l'82% e il rimanente 17% il prossimo anno.

La notizia è stata accolta con discreto favore, o freddezza, da quasi tutti. Tranne alcuni (commercialisti si nasce, non si diventa) secondo i quali la mossa è una fregatura. Avendo qualche soldino in più in tasca, infatti, li sperpereremo tutti andando a donnacce e l'anno prossimo non li avremo più e piangeremo lacrime amare.
Curiosa questa tesi per cui lo Stato dovrebbe mettersi da parte i denari delle nostre tasse per impedirci di spenderli. Opportunamente sviluppata potrebbe portare a interessanti conseguenze.

Curioso anche che si accetti come se fosse perfettamente normale che al 30 novembre si debba pagare il 99% delle imposte sui redditi dell'anno. Al 30 novembre, ma potrei confondermi, sono trascorsi 11 mesi su 12. Vale a dire 334 giorni su 365: ossia 91,5% dei giorni di un anno.

Per quanto mi sforzi non riesco a trovare ragioni eque e intelligenti per le quali si debba versare una tassa su un reddito non ancora prodotto (chiaramente non considero la necessità di fare cassa una ragione equa e intelligente). Per dirla tutta la cosa mi innervosisce non poco.

Anche perché i miei clienti mi pagano mediamente a 60 giorni. Un po' come a tutti coloro che hanno un'attività in proprio o un'azienda. Ne consegue che al 30 novembre starò incassando le fatture emesse a settembre. 9 mesi su 12. E' quindi facile verificare che al momento di versare all'erario il 99% delle tasse sul reddito avrò incassato solo il 75% di tale reddito. Dettaglio che l'erario conosce benissimo anche se finge di no. E ciò lo capisco ancora meno. E mi innervosisce ancora di più.

Vogliamo pagare dell'Iva? Per chi non lo sapesse, l'Iva la si versa allo stato con apposito modello F24 il 16 del mese successivo a quello in cui le fatture sono state emesse. Ovvero, nel momento in cui incasserò le fatture del mese 1 avrò già pagato l'Iva del mese 1 e del mese 2. Cioè il 42% del mio reddito (avrò anche già pagato due mesi di stipendi, ritenute, contributi e oneri accessori, ma questo è un altro discorso). A questo però ci si fa presto l'abitudine. Le fatture sono state emesse e prima o poi i denari arriveranno.

Ma il vero divertimento arriva il 27 dicembre. Quando con le bollicine dello spumante che ancora sballonzolano in noi, l'Erario ci chiede cortesemente di versare il 90% dell'Iva del mese. Quale mese? Ma dicembre, no? Per undici mesi si paga su fatture emesse ma non ancora incassate. Il dodicesimo su fatture non ancora emesse.
Un tempo non era così. Ma un bel giorno il governo dell'epoca scoprì che anticipando di 20 giorni la scadenza di dicembre avrebbe dato una sistemata ai conti del'anno. Provvedimento che non poteva essere provvisorio, pena un buco di pari importo nel bilancio dell'anno successivo. Insomma, un giochino che se lo facessi io non credo piacerebbe molto.

Ricapitolando. Prendiamo il 27 dicembre di un anno qualsiasi.
  • Pagate il 99% delle imposte dell'anno
  • Incassato il 75% dei redditi dell'anno
  • Anticipata l'Iva relativa a 3 mesi di fatture non ancora incassate (ovvero il 21% del 25% dei redditi annuali).
Anche qui, è facile verificare che se nei primi 364 giorni dell'anno avrò speso più di un terzo del mio reddito annuale, il mio conto sarà in rosso.
(Non ho naturalmente considerato addizionali regionali e comunali, Irap e contributi previdenziali).

Questi sono i motivi per cui:
  1. Quando mi dicono "beato te che devi rendere conto solo a te stesso" mi prudono le mani
  2. Quando mi dicono "eh, qualcosa di sicuro riesci a nasconderlo, mica come noi dipendenti", mi prudono le mani e mi girano i marroni
  3. Quando leggo che gli imprenditori sono evasori e come tali vanno mazzolati, mi prudono le mani, mi girano i marroni ed emergono impulsi a provocare dolore fisico.
Perché, alla fine, io, e milioni di altri soggetti in questo Paese. allo stato facciamo da banca. Una banca pure sfigata, giacché Unicredit, per dirne una, può decidere se prestarmi o meno dei denari. Io no.

Ora, io non pretendo di ricevere ringraziamenti. Ma, almeno, non mi frantumassero i cabbasisi.
E concludo con un bel mavadaviaisiap va!


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