Pagine

domenica 7 novembre 2010

I tassisti non usano la quinta

Certo, non mi riferisco alla misura di reggipetto. Se sono tassisti. In genere. Le tassiste, dipende.

Quella a cui mi riferisco è la quinta intesa come marcia. Non nel senso di andata a male. Parliamo di scienze motoristiche.

L'altro ieri, per dire, dovendomi recare alla fiera, quella vecchia, per via dello IAB, ho pensato di andarci in taxi. Dall'ufficio circa 5 km. Traffico fluido, per essere il primo pomeriggio di una tiepida giornata novembrina. Mi è capitata anche una vettura abbastanza prestigiosa, di quelle che arrivi all'ingresso della fiera e ci fai comunque la tua porca figura.

Bene, per quattro quinti del percorso il conducente ha condotto la sua vettura in seconda. Solo nei rettilinei più veloci, tra le due curve di Lesmo, osava inserire la terza. Una sofferenza. A un certo punto avevo già la mano intrufolata tra i due sedili anteriori per azionare io stesso la leva del cambio.

E non è un caso isolato. Il tassista che non dispone di cambio automatico tende davvero a guidare così. Io, che che tra le tante virtù ho la parsimonia e passo direttamente dalla prima alla quinta, non posso non domandarmi perché.

Capirei se tenendo il motore su di giri il conto finale fosse più alto. O se i tassisti si chiamassero così perché pagano tante tasse. Invece, il tassametro, per quanto se ne sa, tassa in funzione del tempo e dei chilometri percorsi (più altri oneri accessori in casi particolari), non dei giri del motore. Qual è il motivo dunque per viaggiare usando solo le marce basse?

Amici tassisti, usate orsù le marce alte. Ne guadagnerà l'aria che respiriamo e magari, risparmiando quei tre o quattro litri di carburante per ogni 100 km, potreste anche, volendolo, ridurre lievemente le tariffe. O no?

Nessun commento: