La Gazzetta si inizia a leggere dal fondo (e non intendo lo sci nordico). In particolare il sabato, quando la rubrica delle lettere si chiama Non Solo Calcio ed è curata da Fausto Narducci, Uno che di sport ci capisce e corre le maratone; ma avendo deciso di scrivere di atletica e di pugilato, difficilmente diventerà direttore.
Una delle lettere, oggi, raccontava di una partita di volley giovanile - moolto giovanile, direi infantile - giocata a Lodi e terminata in rissa. Scatenata dai genitori dei ragazzi di una delle due squadre non contenti di una decisione arbitrale e con la fattiva partecipazione dell'allenatore e di un paio di ragazzette. Episodi come questi un po' mi amareggiano, un po' mi fanno incazzare. Ma purtroppo non mi stupiscono più di tanto. In un Paese in cui i genitori giustificano qualsiasi nefandezza compiuta dai loro figlioletti, ne prendono le difese al di là di ogni ragionevolezza - anziché coprirli di mazzate - e denunciano gli insegnanti che osano riprenderli, cosa dobbiamo spettarci quando questi stessi genitori si spostano sui campi di gioco?
Altre due lettere erano dedicate al doping. Una iniziava così: A parte il fatto che assumere quelle sostanze fa molto male alla salute ...
E qui la riflessione deve essere per forza più articolata. A me questa scelta di far passare la lotta al doping attraverso i rischi per la salute non ha mai convinto più di tanto. Sul rapporto doping-salute ho le mie idee ma non penso sia il caso di esporle qui. Ma stabilire che il doping debba essere punito in quanto rischioso per la salute, equivale ad ammettere che chissenefrega dell'aspetto etico. Ad esempio. O ad ammettere che l'etica è argomento troppo debole per sconfiggere il doping, il che francamente mi preoccupa ancora più del doping stesso.
Il doping preferisco vederlo come una scorciatoia, non molto diversa dalle tante scorciatoie che molti sono tentati di prendere nella vita. Con l'aggravante che lo sport non lo ha ordinato il medico di farlo, in genere.
Posta così, non vedo, nello sport, molta differenza tra l'assumere sostanze e mettere la palla in rete con la manina (di Dio). Come non vedo, più in generale, molta differenza tra il doparsi nello sport e "barare" per perseguire vantaggi illeciti o semplicemente non dovuti nella vita; ad esempio "imbrogliare" nel lavoro per fare carriera e guadagnare più denaro.
Lo sport lo si pratica, nella maggioranza dei casi, in età giovanile e spiegare a un giovane, sottoposto a una infinità di sollecitazioni che gli presentano la fama, il successo e il denaro come obiettivi a cui tendere, che non deve barare perché potrebbe fargli male, porta come conseguenza che poi, terminata l'attività sportiva, potrà tranquillamente barare. Tanto, ad essere figli di cane in un ambiente di lavoro (o anche accedere al centro cittadino su un'auto col contrassegno da portatore di handicap senza averne diritto; oppure ottenere un lavoro grazie a una raccomandazione o alla cessione temporanea di parti del corpo) non è che la salute ne risenta.
Forse e sottolineo forse sarebbe più opportuno insegnare ai giovani che i motivi per cui non si dovrebbe barare sono altri. Ad esempio che senza bari vivremo probabilmente tutti in un mondo più vivibile.
Il Football a Wrigley Field
5 giorni fa
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