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lunedì 31 ottobre 2011

Pagare le tasse va bene, ma con qualche distinguo

Essendo per qualche giorno in vacanza, è più facile che scaturiscano pensieri intelligenti o almeno profondi.
Questo appartiene alla seconda categoria.
Pensavo, mentre pestavo furiosamente su alcuni tronchi con la mia nuova accetta, a come certe frasi possano essere interpretate diversamente - e come possano essere differenti i giudizi morali che ne derivano -  a seconda di chi le pronuncia.

Da Wikipedia
Prendiamo ad esempio "io pago le tasse".
Se la pronuncia un uomo, o anche una donna, ci fa una bella figura. Niente di che, è suo dovere, ma le paga e quindi moralmente ineccepibile.

Se invece la pronuncia un tasso, è uno che va a zoccole.

sabato 29 ottobre 2011

Quisquilie

Questa sera, di ritorno dall'ufficio (sul tardi, giacchè verso le 5 mi ha chattato il boss di un'agenzia inglese nostra amica dicendo che c'era a Milano il VP of marketing di un'azienda sua cliente, al quale avrebbe fatto piacere incontrarmi. Essendo stata fino a quel momento una delle giornate più pallose dell'anno, spesa interamente a fare conti, ci siamo dati appuntamento per le 6 e mezza).
Spesa equivalente di 3 sacchetti eseguita alla velocità della luce. Ma con una certa cura.
Mi avvio verso l'uscita coi miei tre sacchetti nel carrello. Qui la procedura è la seguente:
si appoggiano i sacchetti su una panchetta
si riposiziona il carrello recuperando la moneta
si raccolgono i sacchetti e ci si avvia
Nel mezzo, di norma, occorre dribblare quei clienti che per risparmiarsi un tragitto di meno di due metri vorrebbero appropriarsi del mio carrello in cambio della moneta che hanno già in mano. E non basta dire che no non gliela do, che si sembra stronzi. No, mi tocca spiegare che non è una moneta come tutte le altre la mia. E' un 500 lire a cui ho praticato un foro vicino al bordo per poterlo inserire nel portachiavi ed evitare di pietire una moneta grossa in cambio di due più piccole.

Insomma, sto per riavvicinarmi alla panchetta e dall'altra parte si avvicina un'anziana signora pensando ad alta voce "qui dietro dovrebbe esserci una panchetta. Ah, no, è occupata".
Non si preoccupi signora, sto andando via. le dico. Eh ma io sono piccolina non occupo tanto spazio.
Sì, lo vedo, ma me ne sto andando. Ma no, stia pure, tanto prendo poco spazio.
Pochissimo, me ne rendo conto, ma sto andando. Vabbè faccia un po' quello che vuole.

La gente è strana. Non tutta, ma molta.

venerdì 21 ottobre 2011

Scelte vincenti

Ci sono dei giorni che arrivi alla sera con l'impressione, o, peggio, la consapevolezza di avere compiuto scelte sbagliate.
Sensazione che rattrista.
Quando succede, penso a Ronald Wayne e un po' mi passa.

Per chi non lo sapesse e non avesse voglia di seguire il link qui sopra, Ronald Wayne era uno dei tre fondatori di Apple. Con i due Steve: Wozniak e Jobs. Appena due settimana dopo la costituzione della società se ne uscì. Facendosi liquidare il suo 10% con la bella sommetta di 800 dollari. Alcuni mesi dopo ne ricevette, a dire il vero, altri 1.500.

Quella macchinetta di legno non avrebbe avuto futuro.

Oggi sarebbe titolare di un patrimonio di oltre 36 miliardi di dollari.

domenica 16 ottobre 2011

E l'idiota di oggi è......


È lui, non c'è dubbio.

Egli non solo, per punire la ex moglie, si è fatto prestare da un amico un'auto dello stesso modello e colore di quella della moglie, non solo ci ha montato una targa farlocca (uguale a quella dell'auto della moglie), non solo si è messo a sfidare tutti gli autovelox della provincia.

E già questo, da solo, basterebbe per aggiudicarsi l'ambito riconoscimento.

Il problema è che egli non si è accorto che le due auto, quella della moglie e quella dell'amico, non erano proprio identiche. Una, ad esempio, aveva due porte, l'altra quattro. Oppure se ne è accorto, ma deve avere pensato che fosse un dettaglio trascurabile.

Il che dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, quanto il premio sia meritato.

La moglie infatti, ricevute le prime dieci multe e azzerati i punti della patente, si è insospettita, giurando su quanto aveva di più caro, di non essere mai passati di lì

E qui arriva l'aspetto sorprendente, addirittura incredibile della faccenda. I carabinieri, anziché scoppiare a ridere sostenendo che dicono tutti così, le hanno creduto ed hanno indagato.

giovedì 13 ottobre 2011

Fede, patria e bandiera

Fede(rica (Pellegrini)  piace ai media e a chi li deve riempire perché non è mai banale. Fa notizia, insomma, ci si può fare dei bei titoloni. Un po' come Mourinho.

Per cui, accade che alla cerimonia in ricordo di Castagnetti qualcuno le domandi - un po' maliziosamente - se le piacerebbe essere la portabandiera a Londra. Che è un po' come chiedere a me, ad una cerimonia in commemorazione del mio antico allenatore Filippo La Rosa se mi piacerebbe essere il capitano della squadra di atletica al posto di Vizzoni (o se a pranzo gradirei le lasagne con l'ossobuco, per dire). Federica potrebbe tranquillamente e banalmente rispondere "Ne sarei fiera e spero proprio di essere io", ben sapendo che nessuno glielo chiederà, giacché col nuoto si comincia subito. Il presidente Petrucci avrebbe risposto che spetta al Coni scegliere a chi toccherà l'onore, non si accettano candidature e lei pensasse a nuotare e fare il suo dovere che è di portare a casa le medaglie. Poi, off the records, avrebbe aggiunto che mica siamo scemi a fare stare sette ore in piedi la nostra migliore atleta il giorno prima delle gare. Le forme sarebbero state rispettate e le parole di ognuno esattamente quelle che ci si aspettava. Notiziabilità zero..

Avrebbe anche potuto rispondere che sì, si sarebbe sentita onorata ma era consapevole che non avrebbe avuto speranze, giacché col nuoto si comincia il giorno dopo la cerimonia e magari se ne poteva riparlare nel 2016. Forme sempre abbastanza rispettate. Con un minimo di notizia: ma allora Fede prosegue fino a Rio?

Invece no. Ha risposto (non so se quelle riportate dal Corriere siano le testuali parole, ma immagino che il senso sia quello) "Lo dico a malincuore, però, anche se me lo proponessero, non lo farei. Io sono una persona molto patriottica, per me sarebbe un onore infinito, ma noi ci alleniamo un anno, anzi quattro, per fare questa Olimpiade, e se anche il giorno dopo non avessi gare, dovrei stare sette ore in piedi, perché la sfilata dura mezza giornata. Sette ore sulle gambe per noi non si recuperano in una giornata. Comunque, a malincuore, purtroppo rifiuterei". Insomma, ha risposto riunendo in un'unica persona Federica Pellegrini, il presidente Petrucci, il presidente Barelli, il DT Bonifazi. Ha pronunciato lei parole che altri avrebbero dovuto pronunciare e ciò a quanto pare deve essere terribile.

Ma in fondo che cosa ha detto? Che rifiuterebbe una proposta che nessun dirigente sano di mente mai le farebbe. E allora?

lunedì 10 ottobre 2011

Istat, sistema Paese e banda non molto larga

Oggi, sul Corriere, Sergio Rizzo, commentando il disservizio offerto ieri dai server dell'Istat a chi intendeva compilare il censimento online, dice (cito a memoria):
Sarebbe però ingiusto prendersela con l'Istat. E' il sistema Paese nel suo insieme che non funziona.

Che il sistema Pese sia quello che è non ci sono dubbi. E nemmeno sul fatto - come dice Rizzo - che in Italia la banda sia meno larga che in molte altre nazioni europee. Né sul fatto che i proclami governativi siano rimasti proclami e le 3I lasciamo perdere.

In questo caso, però, temo che il sistema Paese abbia poche responsabilità e qualcuna in più ce l'abbia l'Istat.

Non ci voleva molto a immaginare che se Istat ingaggia una potente multinazionale delle PR per comunicare al mondo intero che, come nei Paesi più progrediti, gli italiani potranno compilare il censimento online, qualche decina di migliaia di italiani  ci proverà, soprattutto il primo giorno. E se al capo dell'IT dell'Istat non gli danno i soldi (immagino) per acquistare i servizi dell'azienda citata nell'articolo (Akamai, giusto per non fare nomi, dato che è nostra cliente) e che permetterebbero di affrontare in sicurezza l'attacco contemporaneo di migliaia di utenti ansiosi di censirsi, il server (quello dell'Istat), poveretto, è chiaro che da solo non ce la fa.

 Anzi, dirò di più, è una fortuna che la banda non sia larghissima e il 50% dei maschi adulti non sappia usare il pc. Altrimenti, ieri, i server dell'Istat sarebbero schizzati in orbita...

martedì 4 ottobre 2011

Poi dicono che a uno non gli devono girare i maroni

Nell'ultima settimana ho dovuto fare due acquisti online. Prodotti che servono all'agenzia, uso strumentale, come dicono i commercialisti. Un altro acquisto lo avevo fatto agli inizi di agosto, ma ne parlerò più avanti.

Ora, io mi aspetto, acquistando qualcosa online, di averne almeno un tornaconto, per godere del quale sono disposto anche, eventualmente, a pagare qualche costo di spedizione. Tornaconto che essenzialmente è il seguente: acquistare anche alle 3 del mattino selezionando il prodotto con calma, stravaccato sul divano, senza dovere uscire di casa e recarmi fino al punto vendita più vicino negli orari di apertura. Risparmio di tempo e guadagno di comodità.

Ecco cosa succede, invece.

Caso 1. Importante produttore di hardware americano. Ma moolto importante. Vado sul sito, scelgo il pc che mi aggrada, seguo tutta la procedura (carrello, registrazione, ecc ecc) fin quasi alla fine senza trovare nessuna casella dove poter inserire il nome della società e la relativa partita IVA, né poter specificare che desidero una fattura. Chiudo tutto e ricomincio da capo. Nell'angolino in basso a sinistra intravvedo una scritta in corpo 7: "XXX for business". Cacchio è qui che devo cliccare! E mi do anche del deficiente per non avere osservato bene, prima. Ripeto la procedura da capo, registrandomi come azienda. Completo l'ordine ma della fattura nemmeno l'ombra. Compilo il form per l'assistenza. L'assistente, gentile, mi richiama il giorno dopo e mi spiega che come ho fatto non va bene. Se desidero la fattura devo ordinare al telefono, parlando con lui. Egli cancella l'ordine preesistente, compiliamo un nuovo ordine e viviamo tutti felici e contenti.
Domanda 1. Perché?

Caso 2. Altra importante ditta americana. Forse quasi più della prima, comunque è una bella lotta. Qui il prodotto che acquisto si chiama "... for Business". Lo sanno anche loro, dunque, che se lo acquisti sei un business. Se sei un consumatore, acquisti l'altro. Scrivo diligentemente tutto quel che devo scrivere, partita IVA inclusa. Anche questa volta niente fattura. Due ore di ricerche e da qualche aprte scopro che per gli acquisti online non è prevista l'emissione di fattura. Purtroppo non è nemmeno previsto che il prodotto si possa acquistare offline.
Domanda 2. Vedi la domanda 1.

Dico. Queste due ditte vogliono indubbiamente vendere i loro prodotti. Infatti hanno il carrello, le iconcine delle carte di credito e tutto quel che serve. Inoltre vogliono vendere a clienti italiani, Lo deduco dal fatto che hanno entrambe il sito in italiano.

Allora tu, azienda americana che vuoi vendere online in tutto il mondo, cosa minchia ti costa di rendermi la vita un po' più semplice e farmi comperare un maledettissimo computer online e consegnarmi  'sto accidente di fattura senza fare troppe storie? Mica sarò solo io in questa situazione no? Come minimo tutte le aziende europee avranno lo stesso problema.


In America potrai anche scrivere "ti ho venduta questa cosa qui a 300 dollari" su una tovaglietta del fast food e son tutti contenti, IRS incluso. Ma qui no, lo Stato è tignoso, vuole la numerazione, vuole il nome del venditore e del compratore e la partita IVA e che ci sia scritto da qualche parte "fattura". Allora, fai un piccolo sforzo, no? Mica sarà più complicato che creare quei fantastici prodotti che coglio acquistare, no?

E veniamo all'acquisto degli inizi di agosto. Importante shop online (dal quale già mesi prima avevo acquistato un portatile che era un'offerta pazzesca, salvo ricevere due ore dopo una telefonata con la quale mi avvisavano che il prodotto era esaurito). Acquisto alcuni prodotti il giorno prima di partire per le vacanze, non prima di avere chiamato il call center ricevendo la garanzia che il prodotto sarebbe stato consegnato entro due giorni, limitandomi a cancellare dal carrello quell'unico prodotto che richiedeva "4-5 gg lavorativi". Per sicurezza.
Parto sereno, tanto un amico che ci avrebbe raggiunti per il fine settimana sarebbe potuto passare in ufficio il venerdì (ultimo giorno di apertura dell'agenzia) a prelevare il pacco.
Il venerdì all'ora di pranzo nulla era stato consegnato. Chiamo e mi dicono che il corriere si era presentato il giorno precedente senza che gli fosse aperto. Rispondo che non raccontasse storie, che l'ufficio era stato presidiato dalle 8.30 alle 18.30 e che ne ho pieni i cabbasisi di questi corrieri che dicono di essere passati e non è vero. Chiedo quindi che consegnino entro sera (per poter approfittare dell'amico e dell'ultimo giorno di apertura dell'ufficio). Verso sera richiamo e chiedo di cambiare la destinazione e consegnarmelo lì dove mi trovavo in vacanza (non a Lampedusa. A 140 miseri chilometri da Milano).

Il corriere naturalmente si ripresenta in ufficio la settimana successiva, sebbene sull'ordine fosse specificato   che l'ufficio era chiuso. Ingiungendomi pure di contattarli entro 24 ore per fissare una nuova consegna.
Alla fine della seconda settimana richiamo lamentando il fatto che nulla mi fosse stato consegnato, lì dove mi trovavo in villeggiatura. Si scusano, dicono che avrebbero risegnalato al corriere il cambio di indirizzo di consegna e di stare sereno. Il giovedì successivo, quasi al termine della terza e ultima settimana di vacanza, richiamo. Incolpano il corriere e mi promettono che avrebbero fatto il possibile per consegnare il venerdì. Accetto, giusto per rompere un po' i coglioni, dato che il sabato rientrerò a Milano.

Il lunedì successivo il pacco fa il suo trionfale ingresso nel mio ufficio.  Euri 12 di "corriere espresso" e tre settimane per coprire 15 km.

Ritorsione: poiché lo shop online in questione offre la consegna gratuita per gli ordini fatti nel weekend, da un mese ordino sistematicamente ogni weekend un prodotto del valore massimo di 14 euri (ovviamente prodotti che mi servono, non sono mica scemo) e me lo faccio consegnare aggratis.

Un mavadaviaiciap va' globale mi sembra il minimo.